I Maganza
A cavallo fra il 1500 e il 1600, quella dei Maganza è senza dubbio la più prolifica bottega pittorica vicentina, le cui opere – realizzate in perfetta sintonia con le istanze controriformiste – sono presenti praticamente in tutti gli edifici religiosi di Vicenza.
Il capostipite Giambattista Maganza il Vecchio (detto il Magagnò), nato a Calaone (Este) intorno al 1509 e formatosi nella cerchia di Alvise Cornaro, fu pittore e poeta. Membro dell’Accademia Olimpica, ideò i costumi per l’Edipo Re, la prima opera rappresentata al Teatro Olimpico. Suoi erano gli affreschi, distrutti, nella villa Repeta a Campiglia dei Berici e forse in parte di sua mano sono quelli che decorano la villa Eolia di Costozza. Artista eclettico – di volta in volta sensibile agli influssi del Veronese, di Tintoretto e del Bassano – Giambattista muore nel 1586.
Alessandro Maganza, suo figlio, nasce a Vicenza nel 1556. Cresciuto nella bottega paterna, si reca per alcuni anni a Venezia, ove sembra apprezzare soprattutto l’opera di Palma il Giovane. Dal 1580 egli lavora quasi esclusivamente a Vicenza, realizzando (spesso con la collaborazione della bottega) una grande quantità di dipinti per le chiese della città e del territorio. Vanno ricordati, in particolare, i cinque episodi della Passione di Cristo (Duomo di Vicenza) e il ciclo per la Cappella del Rosario (Santa Corona a Vicenza).
La sua piena adesione allo spirito della Controriforma lo porta ad allontanarsi dall’esperienza paterna: rinnega la lezione veronesiana, sceglie tonalità cupe e spente, attribuendo alla pittura il solo scopo di ammaestrare alle verità della fede. Alessandro muore intorno al 1630, dopo aver avviato alla pittura quattro dei suoi figli: il primogenito Giambattista il Giovane (1577-1617), Marcantonio (1578-1630), Girolamo (1586-1630) e Vincenzo (nato nell’ultimo decennio del 1500).
Di questi solo Giambattista Maganza il Giovane si distingue per una certa autonomia dal padre, recuperando una tavolozza più ricca e vivace unita al gusto per i dettagli decorativi, come ad esempio si vede nel Martirio di Santa Giustina (chiesa di S. Pietro a Vicenza). Assieme al padre Alessandro realizza parte degli affreschi che decorano villa Almerico-Capra “la Rotonda”, in particolare i riquadri nei soffitti di alcune sale e le Allegorie nella cupola.