Villa Trissino
a Vicenza
Intorno al 1530 Giangiorgio Trissino dal Vello d’Oro avviò la radicale ristrutturazione di un fabbricato gotico situato a Cricoli, nell’immediata periferia di Vicenza, con lo scopo di farne un’elegante dimora suburbana. Raffinato umanista ed appassionato cultore dell’architettura classica, il Trissino volle personalmente intervenire nella redazione del progetto, dettando anche le iscrizioni greche e latine (ora scomparse) che fregiavano le sale. Il risultato fu una villa che perfettamente rispecchiava gli ideali, la personalità e la cultura del proprietario.
Le soluzioni architettoniche e l’apparato decorativo, infatti, rivelano la grande ammirazione del Trissino per Roma, città in cui egli aveva più volte soggiornato e che l’aveva affascinato con le vestigia del mondo antico e con la classica purezza delle architetture rinascimentali. Non a caso, la facciata della villa di Cricoli – perfettamente simmetrica e dalle raffinate policromie – appare come una rielaborazione della raffaellesca villa Madama, con le due torri quadrangolari che racchiudono l’elegante corpo centrale.
In questa dimora, così imbevuta di classicismo e di suggestioni umanistiche, aveva sede l’Accademia Ocriculana (o Trissiniana) frequentata dai più celebri esponenti della cultura vicentina del tempo. Ma la villa di Cricoli deve la sua fama soprattutto ad un celebre episodio tramandato dalla tradizione: si narra, infatti, che durante la ricostruzione del fabbricato (che vide all’opera un gran numero di maestranze) sia avvenuto lo “storico” incontro con Andrea di Pietro della Gondola, lapicida nella bottega dei Pedemuro, che proprio dal Trissino avrebbe poi ricevuto l’umanistico appellativo di Palladio.