Villa Saraceno
a Finale di Agugliaro
Restituita di recente alla sua originaria bellezza grazie ad un sapiente restauro, è un classico esempio di villa-fattoria, concepita come fulcro delle attività legate allo sfruttamento delle campagne. Fin dal Quattrocento, infatti, i Saraceno, antica famiglia romana, presero possesso delle campagne di Finale, a sud di Agugliaro, in un territorio che nel corso del sedicesimo secolo potè beneficiare delle bonifiche promosse dalla Magistratura dei beni inculti e che vide moltiplicate le sue potenzialità produttive. La villa, opera giovanile del Palladio e quindi databile intorno al 1545, colpisce per l’assoluta semplicità delle forme, per la nitida volumetria.
La facciata si apre in tre archi slanciati ed essenziali sono le decorazioni, quali la cornice delle finestre o quella dentellata del timpano. Questa sobrietà quasi disadorna, anche se pura ed elegante, probabilmente rispecchia lo spirito concreto, il pragmatismo dei Saraceno che, in anticipo di un secolo rispetto al più cospicuo flusso di nobili verso la campagna che si registrerà nel Cinquecento, si erano insediati ad Agugliaro investendo ingenti capitali nell’acquisto di proprietà terriere.
Lo stesso Palladio non mancherà di sottolineare nei suoi “Quattro Libri di Architettura” il carattere funzionale della residenza dei Saraceno, soffermandosi sul “Granaro il quale occupa tutto il corpo della casa” e sui “luoghi all’uso di Villa necessarii” (quest’ultimi rimasti però incompiuti). E’ opportuno far notare che fra i pochi affreschi conservati all’interno spicca l’Allegoria della Ricchezza, forse un’immagine beneaugurante, esplicito riferimento alla fiducia che i nobili, veneziani e vicentini, riponevano negli investimenti fondiari. Obbedendo ai criteri di utilità e funzionalità, Palladio realizzò una delle sue creazioni più limpide e suggestive, dimostrando che la vera poesia non nasce da solenni ornamenti ma dall’estrema purificazione del linguaggio, dall’armonioso accordo che lega un’architettura al paesaggio circostante.